da Sogno di una notte di mezza estate da William Shakespeare
*VINCITORE DEL PRIMO PREMIO NAZIONALE E DEL PRIMO PREMIO INTERNAZIONALE FANTASIO PICCOLI 2010*
*VINCITORE DEL PRIMO PREMIO NAZIONALE E DEL PRIMO PREMIO INTERNAZIONALE FANTASIO PICCOLI 2010*
Andrea Pinna nel ruolo di Bottom |
ASSISTENTI ALLA REGIA Elisa Campoverde e Valentina Mandruzzato
CON Andrea Pinna, Valentina Scuderi, Giulia Viana
PAESAGGI SONORI Francesca Mizzoni
BURATTINI E MASCHERE Nicolò Mazzotti
DISEGNO LUCI Giuliano Bottacin
DURATA: 50 minuti
PAESAGGI SONORI Francesca Mizzoni
BURATTINI E MASCHERE Nicolò Mazzotti
DISEGNO LUCI Giuliano Bottacin
DURATA: 50 minuti
ESTRATTO vincitore Fantasio Piccoli
"La raffinata poetica, la capacità evocativa degli elementi scenici, la scelta coerente del l'elemento musicale e drammaturgico e la buona direzione degli attori" (giuria premio fantasio piccoli 2010).
SINOSSI E NOTE DI REGIA
La nostra spinta più intima verso questo progetto di analisi e messa in scena, nasce da una profonda pulsione della nostra ricerca teatrale intorno ai temi più importanti del materiale Shakespeariano.
"La raffinata poetica, la capacità evocativa degli elementi scenici, la scelta coerente del l'elemento musicale e drammaturgico e la buona direzione degli attori" (giuria premio fantasio piccoli 2010).
REFERENTE ORGANIZZATIVO Giulia Viana | 349 12 46 786 | ecodifondo@gmail.com
La nostra spinta più intima verso questo progetto di analisi e messa in scena, nasce da una profonda pulsione della nostra ricerca teatrale intorno ai temi più importanti del materiale Shakespeariano.
Intorno ai pilastri emotivi,
sensoriali, evocativi che reggono in modo invisibile il suo impareggiabile
genio drammaturgico.
Fulcro fondamentale della
nostra indagine è quella meravigliosa magia per cui nella scrittura Shakespeariana
ogni personaggio secondario, ogni fulgida apparizione, ogni microstoria apre al
mondo del Fruitore (che esso sia spettatore o lettore) infiniti mondi
paralleli, degni di riflessione e ricerca.
Ad essere del tutto
obiettivi, la ricerca della nostra Compagnia, cominciata ormai sette anni
or sono, si è sviluppata attraverso una serie di spettacoli che possono
considerarsi un repertorio piuttosto eterogeneo e variegato.
Abbiamo affrontato vari stili,
dal dramma musicale, alle commedie di Fo, alla nuova drammaturgia, fino ai
grandi Classici del Teatro.
Eppure ci siamo sempre
resi conto che il nostro lavoro verteva in modo del tutto naturale e spontaneo
ad accentrarsi ed approfondirsi principalmente sugli stessi temi, nonostante la
varietà degli spettacoli.
Tematiche che evidentemente
animano e costituiscono l’humus più profondo del nostro lavoro comune.
L’incontro con l’altro, nel
generale raffrontarsi ad un “diverso da me", o nello specifico di una
relazione amorosa, nella coppia (presa in analisi come la più piccola molecola
multipla della società), nell’infinito scontro tra la solitudine dell’Io e la
pluralità di un intimo a più voci.
La critica dice: “Shakespeare
con questa commedia ci mette di fronte alla volubilità dell'amore, alla sua
straordinarietà, come se per raggiungere lo stato di innamoramento fosse
necessaria una magia, una condizione di incoscienza, in cui noi, miseri esseri
umani, fossimo diretti, come marionette, da altre entità.”
Quindi, in parole povere,
nella visione comune, William Shakespeare, nel “Sogno di una notte di Mezza
Estate” sostiene che quando ci si innamora, si vive come in un sogno.
Noi abbiamo provato a leggere
l’Opera in questo modo:
e se invece si fosse veramente vivi soltanto quando si è
innamorati?
Se fosse vero invece che il resto della nostra vita
la passiamo come immersi in un livello onirico inconscio di routine e
quotidianità?
Proviamo a seguire lo sguardo
ingenuo e curioso di Bottom attraverso il bosco (qui inaridito e secco),
attraverso gli echi delle voci dei personaggi, sospesi come fantasmi in un
limbo temporale in cui le piante costituiscono l’unico diario di bordo, l’unica
traccia viva dei mortali che l’hanno attraversato.
Titania, l’amore improvviso e
totale.
Aspetto forse secondario
a prima vista, nella commedia, è stato per noi invece un punto
fondamentale di riflessione.
Bottom ricorda bene l’incontro
con Titania (accenna di ricordarlo come un sogno), ma non può parlarne agli
amici.
L’incontro col divino è
infatti muto.
Così per noi, il nostro Bottom
non proferisce parola, non emette suono che non sia una sporadica risata
asinina.
Bottom, che per un tragico
scherzo divino si trova ad essere amato senza riserve, di una adorazione
assoluta, dalla regina delle fate, improvvisamente viene rigettato nella vita
normale, tra i comuni mortali portando per tutta la vita, dentro di se, questo
magico incontro di cui non potrà fare parola a nessuno.
Per noi la fine dell’idillio
amoroso con Titania è il punto di ritorno al livello onirico, all’illogicità
meccanica, organizzabile della quotidianità, al suo vuoto ripetersi senza
spiegazioni.
Piani, programmi, impegni.
Organizzano la vita, per
far dimenticare quanto essa sia vuota.
Ed un altro tema
importante, fondamentale si è affiancato a questo nel nostro percorso di
ricerca grazie anche ad una riflessione sui testi di Borges, soprattutto sulla
sua teoria sulle “ultime volte”.
E’ come un leitmotiv che in
Shakespeare ci sembra fondamentale.
In parole povere, in teoria
consiste in quell’universo microscopico e preziosissimo di attimi
irripetibili che accadono nella nostra vita, ma della cui irripetibilità non
siamo coscienti.
Ad esempio quando
diciamo ad un amico “Ciao, a domani” e non lo vediamo più, quando chiudiamo
alle spalle la porta di una casa che non vedremo mai più, non vedremo mai più
quel luogo, non sentiremo più quell’odore, e non lo sappiamo, quando pensiamo
settimana prossima lo farò, eppure non lo faremo più…
Così la grandezza di Shakespeare si manifesta
in tutta la sua potenza ancora ai giorni nostri con una incredibile
contemporaneità.
Sembra una enorme, quasi
inesauribile falda sotterranea nascosta sotto l’opera shakespeariana, ed è
anche quello che ci muove ad occuparci di un materiale tanto bello quanto
rischioso (alludo all’inevitabile paura odierna del “già visto”).
La nostra è quindi una operazione oserei dire
coraggiosa.
Forse qualcun altro direbbe incosciente. Ebbene incosciente, quando si tratta di
Necessità a Teatro ben venga.