biografia

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milano, Italy
Eco di fondo è una compagnia teatrale nata da Giacomo Ferraù e Giulia Viana, diplomati all’Accademia dei Filodrammatici di Milano nel 2007. Si occupano di teatro di prosa e di teatro ragazzi. Selezionati per due anni consecutivi a NEXT, laboratorio per delle idee (O.Z.,, 2014 e LA SIRENETTA, 2015), hanno vinto diversi premi, tra cui: Premio Riccardo Pradella (2014), Selezione Inbox (ORFEO ED EURIDICE, Teatro Presente-Eco di fondo, 2014), finalista Premo Scenario Infanzia (NATO IERI, 2012), Premio Fantasio Piccoli (SOGNI, 2010), Premio ANPI Cultura (LE ROTAIE DELLA MEMORIA, 2008)

SOGNI



da Sogno di una notte di mezza estate da William Shakespeare
*VINCITORE DEL PRIMO PREMIO NAZIONALE E DEL PRIMO PREMIO INTERNAZIONALE FANTASIO PICCOLI 2010*

Andrea Pinna nel ruolo di Bottom
REGIA Giacomo Ferraù 
ASSISTENTI ALLA REGIA Elisa Campoverde e Valentina Mandruzzato
CON Andrea Pinna,  Valentina Scuderi,  Giulia Viana
PAESAGGI SONORI Francesca Mizzoni
BURATTINI E MASCHERE Nicolò Mazzotti
DISEGNO LUCI Giuliano Bottacin
DURATA: 50 minuti

TRAILER         
ESTRATTO vincitore Fantasio Piccoli     

"La raffinata poetica, la capacità evocativa degli elementi scenici, la scelta coerente del l'elemento musicale e drammaturgico e la buona direzione degli attori" (giuria premio fantasio piccoli 2010).


REFERENTE ORGANIZZATIVO Giulia Viana | 349 12 46 786 | ecodifondo@gmail.com

SINOSSI E NOTE DI REGIA 
La nostra spinta più intima verso questo progetto di analisi e messa in scena, nasce da una profonda pulsione della nostra ricerca teatrale intorno ai temi più importanti del materiale Shakespeariano.
Intorno ai pilastri emotivi, sensoriali, evocativi che reggono in modo invisibile il suo impareggiabile genio drammaturgico.
Fulcro fondamentale della nostra indagine è quella meravigliosa magia per cui nella scrittura Shakespeariana ogni personaggio secondario, ogni fulgida apparizione, ogni microstoria apre al mondo del Fruitore (che esso sia spettatore o lettore) infiniti mondi paralleli, degni di riflessione e ricerca.
Ad essere del tutto obiettivi, la ricerca della nostra Compagnia, cominciata ormai sette anni or sono, si è sviluppata attraverso una serie di spettacoli che possono considerarsi un repertorio piuttosto eterogeneo e variegato. 
Abbiamo affrontato vari stili, dal dramma musicale, alle commedie di Fo, alla nuova drammaturgia, fino ai grandi Classici del Teatro.
 Eppure ci siamo sempre resi conto che il nostro lavoro verteva in modo del tutto naturale e spontaneo ad accentrarsi ed approfondirsi principalmente sugli stessi temi, nonostante la varietà degli spettacoli. 
Tematiche che evidentemente animano e costituiscono l’humus più profondo del nostro lavoro comune.
L’incontro con l’altro, nel generale raffrontarsi ad un “diverso da me", o nello specifico di una relazione amorosa, nella coppia (presa in analisi come la più piccola molecola multipla della società), nell’infinito scontro tra la solitudine dell’Io e la pluralità di un intimo a più voci.
La critica dice: “Shakespeare con questa commedia ci mette di fronte alla volubilità dell'amore, alla sua straordinarietà, come se per raggiungere lo stato di innamoramento fosse necessaria una magia, una condizione di incoscienza, in cui noi, miseri esseri umani, fossimo diretti, come marionette, da altre entità.”
Quindi, in parole povere, nella visione comune, William Shakespeare, nel “Sogno di una notte di Mezza Estate” sostiene che quando ci si innamora, si vive come in un sogno.
Noi abbiamo provato a leggere l’Opera in questo modo:
 e se invece si fosse veramente vivi soltanto quando si è innamorati?
 Se fosse vero invece che il resto della nostra vita la passiamo come immersi in un livello onirico inconscio di routine e quotidianità?
Proviamo a seguire lo sguardo ingenuo e curioso di Bottom attraverso il bosco (qui inaridito e secco), attraverso gli echi delle voci dei personaggi, sospesi come fantasmi in un limbo temporale in cui le piante costituiscono l’unico diario di bordo, l’unica traccia viva dei mortali che l’hanno attraversato.
Titania, l’amore improvviso e totale.
 Aspetto forse secondario a prima vista, nella commedia, è stato per noi invece un punto fondamentale di riflessione.
Bottom ricorda bene l’incontro con Titania (accenna di ricordarlo come un sogno), ma non può parlarne agli amici.
L’incontro col divino è infatti muto.
Così per noi, il nostro Bottom non proferisce parola, non emette suono che non sia una sporadica risata asinina.
Bottom, che per un tragico scherzo divino si trova ad essere amato senza riserve, di una adorazione assoluta, dalla regina delle fate, improvvisamente viene rigettato nella vita normale, tra i comuni mortali portando per tutta la vita, dentro di se, questo magico incontro di cui non potrà fare parola a nessuno.
Per noi la fine dell’idillio amoroso con Titania è il punto di ritorno al livello onirico, all’illogicità meccanica, organizzabile della quotidianità, al suo vuoto ripetersi senza spiegazioni.
Piani, programmi, impegni.
Organizzano la vita, per far dimenticare quanto essa sia vuota.
 Ed un altro tema importante, fondamentale si è affiancato a questo nel nostro percorso di ricerca grazie anche ad una riflessione sui testi di Borges, soprattutto sulla sua teoria sulle “ultime volte”.
E’ come un leitmotiv che in Shakespeare ci sembra fondamentale.
In parole povere, in teoria consiste in quell’universo microscopico e preziosissimo di attimi irripetibili che accadono nella nostra vita, ma della cui irripetibilità non siamo coscienti.
 Ad esempio quando diciamo ad un amico “Ciao, a domani” e non lo vediamo più, quando chiudiamo alle spalle la porta di una casa che non vedremo mai più, non vedremo mai più quel luogo, non sentiremo più quell’odore, e non lo sappiamo, quando pensiamo settimana prossima lo farò, eppure non lo faremo più…
  Così la grandezza di Shakespeare si manifesta in tutta la sua potenza ancora ai giorni nostri con una incredibile contemporaneità.
 Sembra una enorme, quasi inesauribile falda sotterranea nascosta sotto l’opera shakespeariana, ed è anche quello che ci muove ad occuparci di un materiale tanto bello quanto rischioso (alludo all’inevitabile paura odierna del “già visto”).
  La nostra è quindi una operazione oserei dire coraggiosa.
  Forse qualcun altro direbbe incosciente.  Ebbene incosciente, quando si tratta di Necessità a Teatro ben venga.